16 maggio 2024 | Cronache da Xanadù | Un viaggio fra i documenti d’Archivio e i racconti che possono evocare

Rovine. Questo oggi vedreste, se vi recaste in Mongolia, tra i siti archeologici di Xanadu. Una storia già esauritasi, da analizzare, da dissezionare freddamente come su un tavolo operatorio, un palco vuoto dove, un tempo, si andava ancora in scena. Cercando scrupolosamente la realtà storica, troveremmo macerie. Non è così, però, che funziona la mente umana. Questa innalza muri sui crolli, sostituisce fondamenta, impreziosisce ricordi e il presente è solo una sintesi di quanto c’è stato, di quanto c’è ancora, di quanto forse non ci sarà mai.
Così, il grande regno di Kublai Khan, il suo palazzo sfarzoso, si è liberato dai vincoli del tempo ed è diventato un luogo accessibile a tutti, pronto ad essere preso in prestito da poeti e visionari, un luogo di memoria e di ardite fantasie. Samuel Taylor Coleridge lo dipinge chiaramente, mentre il palazzo si staglia tra le nubi d’oppio che invadono la stanza, con cornici di verde lussureggiante e boschi di cedri, a mezz’aria tra sacralità e incanto. Una visione sublime che solo l’immaginazione poteva tessere.
Italo Calvino decide di tornare a Xanadu, come già aveva fatto Marco Polo, per raccontare dei suoi viaggi impossibili. Città Invisibili che sovvertono l’ordine delle cose, città che incantano l’imperatore e che non chiedono mai il permesso di esistere. Il palazzo diviene allora luogo del possibile, delle realtà molteplici, di tutto ciò che è in potenza e che mai sarà in atto. L’unica chiave per quei mondi è l’immaginazione, la loro esistenza impossibile prende vita grazie al creatore del pensiero che li ha evocati e ciò che non poteva essere, sarà per sempre su carta. Raccogliere e preservare questi racconti, la storia che è stata e quella che si è sovrapposta nell’immaginario collettivo, rende Xanadu la Città della Memoria.
Le “cronache”, etimologicamente, riguardano il tempo, ma noi vogliamo sfidare il concetto di linearità, piegando il tempo in forma umana, ricordando a noi stessi che la misura della realtà non può che essere il nostro sguardo, tanto limitato quanto libero. Invitiamo la storia a farsi storie, prendiamo tra le mani la carta di questo Archivio e la rendiamo un aeroplano che accarezzi leggiadro gli orizzonti del possibile.
Con un sorriso sulle labbra, presentiamo “Cronache da Xanadù”, un viaggio tra i documenti del nostro Archivio e tra i racconti che questi possono evocare. La scrittura creativa diverrà il mezzo per avvicinarsi ai documenti e per restituirli alla vita, in forma nuova. Con cadenza settimanale, vi proporremo testi liberamente ispirati ai documenti d’Archivio selezionati dai nostri archivisti, testi frutto della mente di colleghi e appassionati, pronti a mettersi in gioco, prestando alla carta le proprie parole.
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Ultima modifica: 30 Luglio 2024