Xanadù, un luogo letterario

Il toponimo da cui il nostro progetto prende il nome, sito archeologico mongolo ove un tempo dimorò Kublai Khan o il Gran Cane di Marco Polo, ha attraversato nel tempo diverse trasformazioni linguistiche, sia per motivazioni storiche che per i suoi usi letterari. La scelta di una traslitterazione rispetto ad un’altra, dunque, tiene conto di vari fattori.
La forma scritta con cui dobbiamo confrontarci, per forza di cose, è quella cinese, tramandata nei secoli e giunta fino a noi come 上都, 上都 (Shàngdū, Shang-tu), la cui pronuncia potrebbe differire leggermente dall’originale mongolo. Foneticamente, dunque otterremmo la pronuncia [ʂɑ̂ŋ tú]. Il mongolo e il cinese non solo adottano alfabeti molto differenti dal nostro, ma sono, di fatto, lingue tonali. Questo ci porta ad una doppia difficoltà nella traslitterazione: restituire una pronuncia non troppo dissimile e dare un’idea del doppio tono presente nella parola.
A queste riflessioni, vanno aggiunte le differenti tappe letterarie che il luogo fisico ha affrontato, mutandosi, per divenire un luogo immaginifico, culla dell’arte e della bellezza. A titolo esemplificativo possiamo citare la traslitterazione Ciandu (piuttosto accurata, a dirla tutta) lasciataci da Marco Polo o quella, ben più nota, Xanadu scelta da Coleridge per il suo “stately pleasure dome”. Ognuna di queste restituisce la lettura di chi l’ha traslitterata, nel primo caso il veneziano, nel secondo l’inglese che vede la pronuncia /ˈzæn.ə.duː/.
Molteplici sono le occorrenze di differenti traslitterazioni del sito archeologico mongolo e nessuna di queste, per via dei limiti della nostra lingua, può rendere a pieno la pronuncia originale.
Abbiamo dunque scelto una tra le tante occorrenze che possa richiamare tanto la città storica, quanto quella letteraria, prendendo in prestito la Xanadu di Coleridge e accogliendo l’accento di alcune traslitterazioni dell’Europa occidentale a promemoria dei toni (per noi esotici e sconosciuti) utilizzati nelle lingue orientali. Abbiamo creato un luogo fantastico, immerso in un’eco di storia e di lingua dal sapore antico e leggendario.
Così ve la consegniamo, eretta sulle sue cronache: Xanadù.
Si ringrazia per la consulenza Costanza Zagone, esperta in lingue e culture orientali e collaboratrice presso La Sapienza di Roma.
Ultima modifica: 31 Maggio 2024