Per una goccia d’aceto
di Riccardo Maria Bonomo
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Io gli diedi la libertà, e quelli mi fecero la festa.
Mi conoscete come la vecchia dell’aceto, la megera, la strega, ma nessuno, nessuno sa chi sono per davvero, e perché feci quello che feci. Ma, pure se nessuno mi vuole ascoltare, pure se nessuno mi può più sentire, in questa notte che non fa mai giorno, in questo buio fitto, come una coperta nera nera, che avvolge i sogni e soffoca i polmoni, come un cielo senza stelle, senza luna, compagna dello spavento, io voglio parlare.
Lo so, quello che state pensando: «Lei se lo meritò di fare questa fine», «Ammazzò e si fece ammazzare», «Solo il diavolo se la poteva portare». La gente tutta brava è a parlare: ma voi non l’avete vista la faccia di quelle femmine, no. Quando entravano a casa mia, me lo ricordo bene, avevano la faccia sottosopra, gli occhi vuoti come pozzi asciutti, le mani tremolavano come foglie secche cadute dagli alberi, soffiate dal vento: voi mi chiamate diavolo, ma a quelle, quando mi presentavo, con la pelle della faccia caduta e le braccia molli, come se avessero le ali, pareva di vedere un angelo o la Madonna. «Per favore», dicevano, nascondendosi, «quello, il porco, lo devi fare sparire», oppure «Quella bestia di mio marito mi dà legnate dalla mattina alla sera. Se parlo, mi prende a legnate, se non parlo, mi prende a legnate. Se lo bacio, mi dà un ceffone, se gli faccio una carezza, mi stringe la mano facendo come per torcerla, se gli dico, tutta contenta ed agghindata, con gli occhi che hanno pianto dalla felicità, che aspetto un bambino, lui mi dà calci per farmelo perdere. – Con chi lo hai fatto? – un calcio – A chi gliel’hai data? – un altro calcio, più forte – Dovete morire tu e questo bambino! – e non la finisce più di dare calci». E a me mi fecero pena, con quegli occhi pieni di rabbia, con quelle macchie nere nelle braccia, con quelle bocche gonfie, gonfie come il cuore di quelle disgraziate…
Vennero tutti da me per l’aceto: femmine, maschi… E io che dovevo fare? Che gli dovevo dire? Io gli diedi la libertà, e quelli se la presero, e ci fecero ciò che volevano.
Acqua, pidocchi, aceto…
Acqua, pidocchi, aceto…
Acqua, pidocchi, aceto…
Non lo dice pure il Signoruzzo, che le persone sono libere, e pure Lui non può decidere per gli altri, perché ognuno si deve scegliere la sua sorte?
Io gli diedi la libertà, e quelli mi fecero la festa.
Ultima modifica: 31 Maggio 2024