1364, febbraio 9, Catania. Re Federico concede al monastero di San Martino delle Scale la tonnina prodotta dalle tonnare della Regia Corte

Archivio di Stato di Palermo, Diplomatico, Tabulario San Martino delle Scale, perg. n. 267 

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Documento

privilegio di Federico IV, re di Sicilia, in favore del monastero di S. Martino delle Scale (1364)

Sunto

Catania, 1364, febbraio 9 

Re Federico concede al monastero di San Martino delle Scale ventiquattro botticelle di tonnina salata all’anno da prelevarsi dal prodotto delle tonnare della Regia Corte. 

Analisi e contesto

Il monastero di San Martino delle Scale, che un’antica tradizione fa risalire ai tempi di Gregorio Magno, pressocché deserto e abbandonato durante la dominazione saracena, fu rifondato nel 1347, quando Emanuele arcivescovo di Monreale, volendo restaurare l’antico monastero, insediò nel feudo di San Martino Fra Angelo Sinisio, elevandolo alla dignità di priore, e i sei monaci venuti insieme a lui. Già durante il governo dell’abate Angelo Sinisio il monastero si ingrandì notevolmente grazie a concessioni e donazioni. 

La concessione di questo beneficio, a meno di 20 anni dalla fondazione del Monastero, dimostra l’importanza assurta dall’ordine, che si vede concesso dal sovrano cattolico un beneficio vita natural durante, tale da soddisfare le abitudini alimentari dei frati per tutto l’anno in maniera gratuita. 

Che si tratti di un privilegio si evince dalla presenza all’interno del testo delle parole presentis privilegii e presens privilegium, ma anche della datatio, ossia dell’indicazione del luogo e del tempo in cui fu redatto il documento, staccata dal testo e comprensiva di indicazione dell’anno, giorno, mese e indizione, e l’autenticazione tramite sigillo in cera rossa pendente tramite filo di seta rosso e giallo. 

In basso si notano le note di registrazione presso la Real Cancelleria e il Protonotaro del Regno.  

Il documento è scritto in minuscola cancelleresca, scrittura utilizzata nelle cancellerie e che si sviluppò tra la fine del XII e l’inizio del XIII. La scrittura, nonostante le numerose abbreviazioni, si presenta chiara e leggibile: l’andamento è regolare e rotondeggiante, si nota un rapporto equilibrato tra corpo delle lettere e aste, le parole sono ben separate le une dalle altre, anche le lettere all’interno di una parola sono separate e non presentano legature, ad eccezione di quelle tra st e ct, dette a ponte; la separazione delle parole è accentuata, inoltre, dall’uso di varianti di lettera a inizio e fine parola, come la S tonda finale, la U angolare a inizio di parola, che facilitano la lettura del documento. 

Risorse digitali

La pagina sul documento nell’Archivio Digitale

Autrice scheda 

Simona Fazio 

Ultima modifica: 11 Aprile 2025