1760, maggio 13, Siracusa. Il Duca di Vatticani, Governatore militare di Siracusa, denuncia l’infrazione del cerimoniale nel teatro della casa senatoria

Archivio di Stato di Palermo, Real Segreteria, Incartamenti, Materiale a parte, b. 5155, doc. 30 

Documento  

  • Lettera inviata dal Duca di Vatticani, Governatore militare di Siracusa, il 13 maggio 1760, al Comandante generale delle armi, principe di San Pietro, in cui si denuncia il comportamento tenuto a teatro dal Capitano di giustizia.  

Sunto  

Siracusa, 1760 maggio 13 

Il Duca Vatticani, Governatore militare della piazza d’armi di Siracusa, scrive al Principe di San Pietro, comandante generale delle armi, accusando i senatori Pericontati e Bucceri di aver dato l’ordine per l’inizio di una commedia nel teatro della casa senatoria, diritto spettante al Capitano di giustizia, e di aver poi attribuito, falsamente, tale illecito alla moglie del denunciante.  

Analisi del documento e contesto  

Il documento qui in esame contiene il testo di una lettera inviata dal Duca di Vatticani, Governatore militare di Siracusa, al Comandante generale delle armi, principe di San Pietro, e da questi girata al Viceré per i dovuti provvedimenti, in cui si denuncia il comportamento tenuto a teatro dal Capitano di giustizia1 siracusano, e dai suoi sottoposti, nonché da due senatori della città, nei confronti della moglie dello stesso duca.  

Per comprendere appieno le lamentele del governatore, bisogna conoscere, almeno per sommi capi, il contesto generale in cui si sviluppa la vicenda. La presenza di un’autorità militare permanente a Siracusa nel sec. XVIII si deve alla trasformazione della città in “piazza d’armi”, retta da un governatore di nomina diretta del Viceré, decisa per punire la partecipazione della comunità siracusana alla protesta antispagnola del 1674-1678 partita da Messina. Una volta sconfitti, i Siracusani vedono abolirsi dal governo viceregio l’antico privilegio del “bussolo”, ossia della scelta autonoma dei propri ufficiali civici tra i membri della nobiltà cittadina, e devono subire l’imposizione del pagamento delle spese per il mantenimento di una truppa stabile e delle fortificazioni erette a protezione degli attacchi corsari, oltre che le spese di affitto delle case dei soldati. Nonostante la rigorosa limitazione dei poteri dell’autorità militare prevista dal Viceré Bonavides sin dall’atto di nomina del primo governatore di Siracusa2, questi farà di tutto nei decenni successivi per invadere il campo di competenza del Senato cittadino e del Capitano di giustizia3. È in questo clima di forte tensione che si sviluppa il conflitto tra il Capitano di giustizia, don Giuseppe Maria Gargallo, e il governatore militare Duca di Vatticani, testimoniato dalla lettera trascritta sopra. Un contrasto che potrebbe apparire causato da frivoli motivi di etichetta, ma che nasconde in realtà motivazioni politiche molto più profonde.  

Le questioni di precedenza, visto il carattere particolarmente “aperto” e ambiguo del cerimoniale siciliano, sempre suscettibile di modifiche estemporanee a seconda delle esigenze politiche del momento4, si prestano infatti perfettamente a un uso strumentale proprio nell’ambito della dura lotta politica che vede su fronti opposti il governo militare e quello civile. Di qui la denuncia del duca Vatticani contro il Gargallo, reo di essersi assentato durante la messa in scena di una commedia nel teatro del palazzo senatorio, violando così il consueto obbligo di ospitalità verso la moglie del governatore5, accusata per giunta, falsamente, da due senatori di aver ordinato agli attori di alzare le tende e dare inizio alla commedia, invadendo in questo modo la sfera del Capitano.  

Significativa anche l’altra denuncia del Vatticani contro gli avversari: la Corte capitaniale viene accusata di aver omesso la registrazione di due biglietti viceregi contententi le regole di cerimoniale in occasione delle rappresentazioni teatrali nel palazzo senatorio, nel tentativo di eludere i propri obblighi di cerimoniale accampando, come scusa, la mancata ricezione delle relative disposizioni.  

Il governatore chiede, di conseguenza, al governo centrale di redarguire le autorità civili siracusane per la scorretta gestione delle procedure di registrazione e di fare avere al mastro notaro della Corte militare copia autenticata dell’atto di trasmissione alla Corte capitaniale delle disposizioni viceregie in materia di cerimoniale, così da poterle presentare al Capitano nel caso in cui quest’ultimo pretenda di non averle ricevute.  

Sul tergo del documento si trova la risposta del Viceré alla richiesta del Comandante generale delle armi: «Si replichi l’ordine antecedente al Capitano di Giustizia di Siracusa, e si rimetta al Principe di San Pietro acciò lo faccia sapere al Duca di Vatticane. In 8 giugno 1760» 

Autore Scheda  

Salvatore Spica 

Ultima modifica: 10 Ottobre 2024