Nessun incidente 

Di Adele Cammarata  

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18 settembre 1924 

Ecco, quella sono io. 

Foto in bianco e nero di tre bambine in giardino, in pantaloni corti, quella centrale regge un gagliardetto con la scritta "Istituto di puericultura Solarium",. 
Da: Relazione a stampa dal titolo Istituto di puericultura “Solarium”. Relazione sull’opera svolta a favore dei bambini gracili e predisposti alla tubercolosi – Palermo – Dal 1918 al 1923, Tip. Nocera, Palermo, 1924

No, non quella bionda: quella è Rosina. E neanche quella a destra, Maruzza. No, io sono quella che regge il gagliardetto. Perché sono forte io, anche se sono più bassina delle altre. Del resto frequento la colonia estiva da quando ero all’asilo e da due anni ho iniziato anche la scuola all’aperto.  

Come dici? Non lo sapevi? Rosina, Maruzza! Non lo sapeva che qui, alla Villa Giulia, c’era una scuola all’aperto! 

Certo che c’è! Tutti gli altri bambini di Palermo devono andare a scuola al chiuso, stretti tra i banchi pesanti e i muri grigi che sembra di stare in carcere, invece noi, che siamo le bambine più fortunate, andiamo a scuola davanti al mare, con lo sfondo del nostro bel Monte Pellegrino. 

Ci divertiamo, vero Rosina?, è così bello fare scuola sotto il cielo azzurro, in mezzo agli alberi e agli uccellini che cinguettano! Certo è difficile non distrarsi, con tutto quel blu e quel verde, ma le nostre maestre sono bravissime e tutte noi andiamo a scuola sempre volentieri. 

Ci vengono anche la mia cuginetta Carmelina e il fratellino Ninnino che è piccolo, va ancora all’asilo, ma già viene qui, perché a Natale la sorellina è volata in cielo e la mamma non voleva mandare anche lui, ma poi ha detto che è meglio come dicono i dottori e la signorina Visitatrice. Io sono più grande e quindi queste cose comincio a capirle. 

Le nostre maestre si chiamano signorina Mauro e signorine Volpes, proprio così, perché sono due sorelle – che io la sento Fortunata che ride e le chiama “quelle volpi delle Volpes”, ma non si dice questo alle maestre e io non rido altrimenti la signorina mi rimprovera. 

Rosina e Maruzza sono le mie migliori amiche. Anche se il gagliardetto lo volevano portare loro, sono contente che questo onore tocchi a me. Ci prepariamo a questo evento da due settimane, ormai: abbiamo imparato tutti i canti e soprattutto siamo prontissime per gli esercizi ginnici, vero Maruzza?  

Diceva la signorina Mauro che per la cerimonia sarebbe venuto il Cardinale, ma alla fine pare che non ci sarà: ha mandato un altro al posto suo. Peccato. Mi sarebbe piaciuto vederlo. Ho anche messo le scarpe nuove per fare bella figura: ce le hanno portate qualche giorno fa le signorine Visitatrici e mamma me le ha tenute incartate fino a stamattina, un po’ mi fanno male ma sono belle, non è vero? 

Certo, qui c’è mio fratello che non sta fermo un attimo e mamma mi ha raccomandato di dargli un occhio, ma io come faccio? Devo tenere il gagliardetto, stare in prima fila, fare attenzione a non cadere addosso alle mie amiche e a non inciampare. E Ninnino è una peste! Tutti gli altri bimbi sono giudiziosi, obbediscono alle signorine e marciano come bravi soldatini, come dice il Dottore. Lui no. Lui va scappando da tutte le parti. Speriamo che oggi non ne combini una delle sue. Ci sono tutte le autorità, c’è anche la polizia: per fare spaventare Ninnino, la signorina gli ha detto che se si comporta male lo consegnerà alle guardie! 

Questo è il nostro angolino nella Villa Giulia: veniamo sempre qui quando ci devono fare le foto perché è bellissimo: ci sono le scale che portano su, al bastione, come lo chiama la signorina Mauro, e si vede tutto il golfo della città. Si vedono anche le reti dei pescatori, stese ad asciugare. Ma ora non ti posso accompagnare, non posso allontanarmi, devo rimanere qui con le compagne che fra poco cominciamo. Scusa se nel frattempo do un’occhio a mio fratello, mamma me l’ha raccomandato tanto stamattina. L’ha raccomandato tanto anche alla signorina quando gliel’ha lasciato. Speriamo bene. 

Le campane di Santa Teresa annunciano le undici. Non sto nella pelle, speriamo che non mi venga di andare in bagno. 

“Bimbe, siete pronte?” chiede la signorina Volpes numero uno. Prontissime. Dobbiamo guidare il corteo dei bambini, tutti in marcia dietro noi tre che siamo le più sveglie e andiamo avanti a tempo. Speriamo bene, perché questo coso pesa un accidente! 

Tutte le Autorità (quei signori in divisa e quelle signore eleganti che si vedono quando ci sono le occasioni speciali e i discorsi interminabili) sono arrivate: chiacchierano fra di loro e non si curano affatto di noi, per quanto ci sgoliamo a cantare Sole che sorgi libero e giocondo.  

Dobbiamo essere bravissimi, ci ha raccomandato la Baronessa Turrisi qualche giorno fa, perché dobbiamo ottenere il riconoscimento della Regina Elena. Mi piace la Baronessa: quando ero piccola volevo diventare Baronessa pure io, ma quando l’ho detto a Rosina mi ha preso in giro per una settimana. Peccato, mi sarebbe piaciuto diventare Baronessa. Allora ho deciso che da grande farò la modista, che poi è la sarta che cuce i cappelli: tutte le signore devono portare un cappello, vedi? Tutte le signore che sono presenti qui hanno cappelli fantastici. Oppure farò la sarta, come la signora Miceli che ha ricamato questo accidenti di gagliardetto che pesa un quintale. 

Adesso che sta parlando il Commendatore (e quando inizia non la finisce più), la signorina Volpes numero due mi ha fatto cenno di passare il gagliardetto a Rosina. E va bene, tanto non ne potevo più. Avevamo fatto le prove, per fortuna, e glielo passo senza problemi: avrò più tempo per –  

Ninnino! 

Non faccio in tempo a guardarlo che è già scappato. Cerco di inseguirlo ma mi ferma una guardia. Io lo so dove è andato, va a rifugiarsi sempre là, sotto la statua del bimbo moretto. Lo dico alla guardia, ma non mi ascolta. 

Foto in bianco e nero di bambini che giocano al girotondo in giardino, in pantaloni corti. 
Da: Relazione a stampa dal titolo Istituto di puericultura “Solarium”. Relazione sull’opera svolta a favore dei bambini gracili e predisposti alla tubercolosi – Palermo – Dal 1918 al 1923, Tip. Nocera, Palermo, 1924

Riesco a scappare dalle mani della guardia e raggiungo mio fratello dove ama giocare. Sento i grandi che urlano, ma pazienza. Tanto il Commendatore aveva già parlato abbastanza. 

Lo so che questa statua gli piace. Gli piace quando facciamo il girotondo qui, tra i pini e questo bimbo che ci guarda e sembra partecipare anche lui. Ninnino piange: tra i singhiozzi ripete che gli manca la sorellina. Cerco di consolarlo. Ci raggiunge anche la signorina inglese, quella che adesso non si vede più tanto come prima. È venuta da sola, senza le guardie, così Ninnino non si spaventa. Con gentilezza, ci riporta verso il luogo della celebrazione. I grandi sorridono. Forse capiscono. La cerimonia nel frattempo è finita e il gagliardetto è abbandonato da un lato, in attesa di essere riportato all’Istituto. 

Rimaniamo qui, in attesa che venga la mamma a prenderci. Anche Carmelina è rimasta con noi. 

“Tutto tranquillo, nessun incidente” dice la guardia al suo superiore, “anche se questo monellino ci ha fatto spaventare. Ma questo non lo scriviamo nel rapporto, vero?” 

I due uomini in divisa ci guardano sorridendo e io stringo la mano a mio fratello. 

(Come dici? Il leone? Quale leone? Ninnino: dice che c’è un leone a Villa Giulia! Te lo immagini?) 

(Palermo, settembre-novembre 2024)

Ultima modifica: 21 Febbraio 2025